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97+1 -Nella mente dell'assassino.


97+1; Nella mente dell'assassino.

Avete mai provato a chiedervi “Cosa passa per la testa di un assassino?”.Cosa passa nella testa di una persona che decide di far finire la vita di qualcun altro? Quale complesso meccanismo psicologico fa commettere un brutale omicidio? Quale sadica perversione si fa strada nella mente di una persona, come un aggressivo cobra dai denti affilati e dal veleno letale. 97+1 coltellate, 97+1 secondi e la vita di una persona sfiorisce. Bene. Io voglio raccontarvi il perché di questi 97+1 secondi prima di lasciar incatenare la mia anima ed il mio corpo in una squallida cella per il resto della mia esistenza. So di aver commesso una cosa imperdonabile...ma non me ne pento assolutamente. Sono fiera di ciò che ho fatto in quei 97 secondi.

Il movente. 21. 12. 1984

Ospedale Psichiatrico di Toronto, camera per interrogatori.

— Sei Veronica Minsk, hai 17 anni. È esatto? — Sì.

— Allora Veronica...devo premettere che l'atto che hai commesso mi disgusta. Ma sono pagato per proteggerti. Quindi ora devi raccontarmi un paio di cosette. Partiamo dall'inizio. Racconta, — disse l'uomo e spinse il bottone rosso per attivare il registratore.—

— Ventuno dicembre millenovecentoottantaquattro, ore 17:45. — Mi chiamo Veronica Minsk. Ho diciassette anni e provengo da un paesino vicino Toronto, in Canada. Ho ucciso mia madre, Maria De Santos. Ho ucciso mio padre, Richard Minsk. Ho ucciso il mio fratellino di tredici anni, Michael Minsk ed ho ucciso il mio ragazzo Robert Santos. — Quindi hai ucciso quattro persone a te care.

— È esatto.

— Continua. — Mh, Sì. La mia famiglia è sempre stata molto particolare. Una famiglia modello, così dicevano tutti in quel paesello di merda. Mio padre era titolare di un bel negozietto in centro dove vendeva vinili e tanta buona musica. Mia madre era la donna perfetta. Il ritratto della posatezza. Bionda, occhi azzurri e pelle lattea, vestitini rosa floreali ed una passione per i dolci. Mio fratello era coccolato ed amato da tutti. Era bravo negli sport ed a scuola, ed aveva un futuro da pianista. Io...io ero Veronica. La tizia che tutti ignoravano. Io li odiavo. Io odiavo tutti... per me tutti loro non erano degni di esistere. Mi faceva schifo quel mondo di apparenze a cui si basavano. — Per te questo è un buon motivo per uccidere? — Oh! Un motivo per uccidere! Un motivo...e chi ha bisogno di un motivo buono? — rise Veronica. — La morte non ha ragioni. Io li ho uccisi perché volevo farlo. — Non mentirmi ragazzina. Non mentirmi...io lo capisco. — Signor Reynolds...io non mi fido di lei. Non ancora almeno...mentirle? E chi ha detto che sto mentendo? Io le sto dicendo la verità. Realmente volevo ucciderli tutti. Dal primo all'ultimo. Ogni coltellata è stata assolutamente intenzionale. Forse però non le sto dicendo ogni sfumatura di verità. — Voglio provare a capire Veronica. — Oh...beh, è quello che sto tentando di spiegarle. Cosa passa nella mente di una pazza omicida. Ma come può capirlo...lei? È così candida la sua camicia...è così candida signor Reynolds. — Spiegami. Tenterò di capire. — Mh, d'accordo. Vuole il movente vero? Allora io le darò un movente. Sono impazzita di colpo perché non mi sentivo abbastanza amata da tutti loro. Ecco qua, il suo movente, confezionato ed infiocchettato. Le piace? — Senti, Veronica! Smettila, stupida ragazzina. Io voglio capirti. — Impossibile. — Voglio farlo davvero... — Se mi capisce, dopo dovrò ucciderla, — disse lei con voce velata. L'avvocato rabbrividì, ma poi sorrise affabile. — Molto divertente...su, spiegami un po' Veronica.— Vuole anche tutti i retroscena? Le assicuro che sono molto interessanti...una vera chicca. Lo sa che ho nascosto l'occhio destro di mia madre nel suo portagioielli? — .

Veronica cominciò a ridere forte, non riuscendo a contenersi. L'avvocato alzò gli occhi al cielo, poi sentì lo stomaco rivoltarsi immaginando Veronica grattare via con un coltello l'occhio della propria madre. — Io lo so, che tu non sei pazza, e so che non hai ucciso senza motivo. Ti chiedo di fidarti di me Veronica...spiegami, ti prego. Veronica sospirò. Chiuse gli occhi e svuotò la mente. — Allora, da dove comincio? Sa che la mia famiglia non era composta da quattro miserabili vero? Era composta da cinque miserabili. E la quinta era mia sorella Mirya. — So che avevi una sorella morta di cancro due mesi prima. — Esattamente. Beh...mia sorella Mirya è il mio movente. Reynolds la fissò stranito. — Spiegati, — la esortò. — Mia sorella è più grande di me di circa 5 anni. A quattro anni le hanno scoperto un cancro. Un anno dopo sono nata io. Concepita in provetta per avere compatibilità con mia sorella. Sa, trapianti, trasfusioni...un pezzo di carne da macellare ed utilizzare per salvare quella figlioletta tanto amata. Beh, ecco quello che sono stata per tutti questi anni. Ed ho accettato di farlo di buon grado...ero una bambina, mi era imposto tutto ciò. Ma poi mia sorella Mirya è morta. Non sono riuscita a salvarla perché non ho voluto donarle un pezzo del mio fegato. Omicidio numero uno, quello di mia sorella Mirya. Poi hanno cominciato ad odiarmi. L'avvocato sgranò gli occhi scioccato. Fissò quella mezza bambina dalla pelle diafana e gli occhi chiari, i più grandi che avesse mai visto, e dentro ci vide tanta sofferenza da farlo star male. La congedò per qualche minuto ed andò a prendere un caffè. Al ritorno, Veronica disegnava ghirigori sul tavolo. Nei suoi occhi il vuoto. — Non mi hai ancora detto perché hai ucciso il tuo ragazzo. — Oh, è vero. Beh, a lui mi andava davvero. Ho cominciato ad avere un certo gusto nell'uccidere.

L'omicidio. 23. 12. 1984

Veronica dormiva sulla brandina della sua camera all'interno dell'ospedale, appallottolata in una leggera coperta che non l'aiutava a riscaldarsi. L'avvocato Reynolds bussò e dopo qualche minuto entrò. Stringeva una busta di carta bollente tra le mani. La guardò, il suo corpo nudo era davvero bello, diafano e senza imperfezioni. Si avvicinò e le sfiorò il viso. La ragazza si svegliò all'improvviso e si mise sulla difensiva, fissandolo truce. — Calmati! Sono io. La ragazza lo fissò. I capelli neri lunghi fino in vita le coprivano a stento il seno nudo. — Mi scusi avvocato. L'uomo sorrise, poi le porse la busta. — Tieni, la colazione. Veronica aprì la busta velocemente, poi cominciò a mangiare il Croissant alla nutella ed il latte caldo con gusto mentre l'uomo la copriva con la propria giacca.

— Come stai? — le chiese l'uomo cauto. — Sto bene, signore. Lei? — Non mi lamento, — disse l'uomo amichevole. — Oggi voglio raccontarle il mio omicidio avvocato. L'ho sognato per bene sta notte, quindi sono pronta a dirle ogni particolare.—

— Mangia prima, tranquilla e vestiti con qualcosa di caldo. La ragazza scosse la testa ripetutamente e sorrise. — No, no! Ora la prego!— esclamò in modo infantile. L'uomo la fissò stranito, poi annuì ed accese il registratore. — Presentati. — Veronica Minsk, 17 anni. Ho ammazzato, scuoiato e tagliato a pezzetti la mia famiglia. — Continua, — disse l'uomo rabbrividendo. La ragazzina spaventosa era tornata. — 97 coltellate ed una per tagliare la testa a tutti loro. 97+1. Era in quindici novembre. Alle 19:30 erano già tutti morti. Ho ucciso mia madre per prima. L'ho presa alle spalle. L'ho gettata atterra e le ho tagliato la lingua per farla tacere. Poi l'ho ammazzata con 97 precise coltellate. Le ho tagliato la testa e tolto un occhio. Glie l'ho messo nel portagioielli, così sarà ancora più bella. L'uomo deglutì, poi la esortò a continuare. — Il secondo è stato mio fratello. E' stato molto più divertente. Correva come un pazzo! Quando l'ho beccato in bagno gli ho dato le 97 precise coltellate, poi gli ho tagliato la testa e glie l'ho messa a letto in camera sua. Mio padre...è stato più difficile. Mi ha fatto del male. Mio padre...mi violentava...quindi ho voluto divertirmi di più. Cosi dopo una difficile lotta gli ho rotto un vaso di cristallo in testa e l'ho legato a letto. Poi...l'ho seviziato. Gli ho tagliato il pisello e glie l'ho fatto inghiottire. Poi gli ho dato le consuete 97 coltellate e gli ho tagliato la testa. Reynolds la guardò scioccato. Era così crudo quel racconto...e proveniva da una ragazzina. Reynolds la fissò, le sfiorò il viso con la punta delle dita. La ragazza sorrise, ed era un sorriso dolce ed infantile. — Mi dispiace tesoro...ma verrai incriminata, lo sai? — Ovviamente. — Beh...in bocca al lupo, — disse l'uomo. La fissò per un'ultima volta per poi andar via, lasciandole la giacca per riscaldarsi.

Il verdetto. 20. 02 .1985

Veronica Minsk fu condannata all'ergastolo in un ospedale psichiatrico. Di lei si persero notizie. Ma vent'anni dopo Veronica Minsk non esisteva più. E non perché fosse morta. Si era semplicemente volatilizzata.

Che fine ha fatto, vi starete chiedendo voi. Beh, non vi è dato saperlo.

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